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Frankenstein Junior. Si…può…fare!

Author: Anders Ge.


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Gene Wilder e il sogno di una parodia raffinata
La genesi di Frankenstein Junior si deve principalmente a Gene Wilder, il celebre attore e sceneggiatore noto per il suo umorismo sofisticato e surreale. Nel 1974, mentre completava con Mel Brooks Mezzogiorno e mezzo di fuoco (Blazing Saddles), Wilder concepì l’idea di un film che rendesse omaggio ai classici horror della Universal degli anni 30 e 40, in particolare alla saga di Frankenstein.

Appassionato di cinema e profondamente influenzato dal teatro classico, Wilder propose a Brooks una semplice quanto brillante idea: il nipote del Dottor Frankenstein vuole riabilitare il nome della sua famiglia, finendo però per ripetere gli stessi errori del suo famoso ed illustre nonno. Questa premessa all’apparenza semplice divenne la premessa che avrebbe portato alla creazione di uno dei più grandi film comici di tutti i tempi.

Mel Brooks

«Stavo girando le ultime settimane di Blazing Saddles (Mezzogiorno e mezzo di fuoco) da qualche parte nella Antelope Valley, e Gene Wilder e io stavamo bevendo una tazza di caffè e lui mi disse: Ho questa idea che potrebbe esserci un altro Frankenstein”. Io dissi: Non un altro, abbiamo avuto il figlio di, il cugino di, il cognato, non abbiamo bisogno di un altro Frankenstein”. La sua idea era molto semplice: E se il nipote del dottor Frankenstein non volesse avere nulla a che fare con la famiglia? Si vergognava di quei pazzi. Ho detto: È divertente”.» Mel Brooks, intervistato dal Los Angeles Times

1

Inizialmente Brooks non era convinto di lavorare a un altro film subito dopo Mezzogiorno e mezzo di fuoco e declinò l’offerta, ma quando Wilder gli fece leggere la prima stesura della sceneggiatura che aveva scritto, rimase entusiasta dall’idea e accettò di dirigere il progetto, con l’intenzione di rispettare l’atmosfera dei classici film di genere, imitandone lo stile visivo, il linguaggio cinematografico e persino la tecnica di recitazione.

Cosa succede
New York (anni…!?), Frederick Frankenstein, neurochirurgo di successo e stimato professore universitario negli Stati Uniti, scopre con sorpresa e disappunto di aver ereditato un castello in Transilvania dal suo famigerato nonno, il barone Victor von Frankenstein. Nonostante abbia sempre cercato di dissociarsi dall’oscura e controversa opera del suo antenato, Frederick decide di recarsi in Transilvania per gestire la proprietà ereditata. Appena giunto sul luogo, viene immediatamente catturato dall’atmosfera gotica e suggestiva del castello, e insieme all’ingenua e affascinante assistente Inga e all’imprevedibile e bizzarro aiutante Igor, a sua volta nipote del servitore di Victor von Frankenstein, cade vittima del fascino oscuro della scienza proibita. Riprendendo gli esperimenti del nonno, Frederick tenta di creare la vita a partire da un cadavere, ma il suo progetto si complica irreparabilmente a seguito di uno scambio del cervello destinato alla creatura…. e il resto è storia!Gene Wilder

Il film
Uscito nel 1974, Frankenstein Junior di Mel Brooks è un omaggio brillantemente affettuoso e infinitamente divertente ai classici del cinema horror degli anni Trenta e Quaranta, in particolare ai film all’iconica serie di Frankenstein, dai quali trae ispirazione: Frankenstein (id., 1931), La moglie di Frankenstein (The Bride of Frankenstein, 1935), Il figlio di Frankenstein (Son of Frankenstein, 1939) e Il terrore di Frankenstein (The Ghost of Frankenstein, 1942), come ricorda Wilder in un’intervista contenuta all’interno dell’edizione speciale per home video, uscita in occasione del 40° anniversario dell’uscita del film. Questo tesoro cinematografico non solo cattura il fascino inquietante e l’estetica gotica dei film originali, ma lo rivitalizza grazie al genio comico tipico di Mel Brooks, dando vita a un capolavoro che è allo stesso tempo satirico e rispettoso.

«Il destino è quel che è! Non c’è scampo più per me!»
[Frederick Frankenstein]

La sceneggiatura finale di Frankenstein Junior venne scritta a quattro mani da Gene Wilder e Mel Brooks, con un approccio inedito per una parodia. A differenza di molte commedie (spesso demenziali) che si limitano a ridicolizzare il genere di riferimento, il film fu concepito e girato come un vero e proprio film d’epoca, con una cura maniacale per i dettagli e un rispetto assoluto per il materiale originale. L’idea dei due era quella di creare un film che potesse sembrare un vero sequel della saga di Frankenstein, ma dotato di un’ironia irresistibile. Con una sceneggiatura densa di dialoghi di grande arguzia, di giochi di parole intelligenti, di umorismo slapstick

2 e di satira sfumata che premia la visione ripetuta, il film mescola senza soluzione di continuità raffinatezza e ironia, creando scene che sono rimaste iconiche nel cinema comico. Alcune delle gag più memorabili, tra cui il tormentone della gobba” di Igor (“Gobba? Quale gobba?”), che si sposta da una parte all’altra della schiena senza alcuna spiegazione e la scena dell’eremita cieco (a sua volta parodia di una sequenza di La moglie di Frankenstein), furono aggiunte in fase di messa in opera. Le riprese furono caratterizzate da un’atmosfera giocosa e piena di improvvisazioni e gli stessi attori spesso si ritrovavano a ridere così tanto durante le riprese da dovere ripetere molte scene più volte.

Marty Feldman - Igor

Un insieme perfetto di talenti
Uno degli elementi chiave del successo di Frankenstein Junior è lo straordinario cast, riunito con cura e che rivela per ogni personaggio una propria, indelebile, identità comica. Vero e proprio ensemble di talenti e cuore pulsante del film, offre interpretazioni piene di memorabili stranezze e precisi, irresistibili, momenti comici.
Gene Wilder è Frederick Frankenstein, che si fa però chiamare Frankenstin, così da evidenziare la presa di distanza dal suo illustre, quanto scomodo nonno. Miscela perfetta di eccentricità e umanità che alterna l’esuberanza comica con la struggente sincerità. La sua interpretazione è a dir poco geniale, un tour de force di espressioni, gesti e dialoghi che cattura l’essenza di un uomo tormentato dal suo retaggio, ma determinato a tracciare il proprio destino. I suoi tempi comici e la sua interpretazione ricca di sfumature sono alla base del film, fornendo profondità e umanità anche nei momenti di maggiore assurdità. La sua abilità nel passare dalla compostezza assoluta alla follia esplosiva è il fulcro della comicità del film.
Marty Feldman, con i suoi occhi sporgenti e il suo umorismo sardonico è Igor, il servitore gobbo che si fa però chiamare Aigor, in risposta al Frankestin del suo padrone. Personaggio indimenticabile, ruba la scena con ogni sua apparizione. Con la sua arguzia, fornisce una ricchezza di momenti citabili e una deliziosa fisicità, consolidando il personaggio come una vera e proprio leggenda della comicità.
Peter Boyle, nel ruolo della Creatura, offre una performance allo stesso tempo comica e sorprendentemente toccante, che va oltre il trucco e gli effetti speciali, rivelando un’anima innocente e vulnerabile.
Cloris Leachman (premio Oscar nel 1972 come migliore attrice non protagonista per il suo ruolo in L’ultimo spettacolo, di Peter Bogdanovich) è Frau Blücher, l’austera e inquietante” governante del castello di Frankenstein, la cui sola menzione del suo nome terrorizza anche i cavalli, che nitriscono spaventati.
Infine, la brillante e carismatica Madeline Kahn (già nel cast del precedente Mezzogiorno e mezzo di fuoco, sempre di Brooks e con Wilder) e l’affascinante Teri Garr, con il suo accento volutamente esagerato, nella parte rispettivamente di Elizabeth e Inga, fidanzata e assistente di Frederick, completano il quadro con interpretazioni comiche impeccabili, aggiungendo ulteriori strati di umorismo e un pizzico di sensualità al film. E insieme a loro, troviamo tutta una seri di personaggi indimenticabili, come il compianto Gene Hackman, nella parte di Harold l’eremita cieco che accoglie la creatura in fuga o l’ispettore Hans Wilhelm Friederich Kemp, interpretato da un eccezionale Kenneth Mars (a sua volta ispirato e parodia dell’ispettore Krogh visto ne Il figlio di Frankenstein). Il suo braccio finto e la partita a freccette con Frederick rappresentano un momento comico dei più riusciti, che contribuiscono a completare un cast tanto indimenticabile quanto credibile e variegato, pur nella sua esilarante assurdità.

Estetica e dettaglio
La grandezza del film risiede anche nella meticolosa realizzazione che ricrea l’atmosfera dei film Universal. La profonda ammirazione e l’affetto di Brooks per il genere horror classico è testimoniato dalla splendida fotografia in bianco e nero (scelta coraggiosa per l’epoca), dalla suggestiva illuminazione che accentua ed esalta l’atmosfera al tempo stesso umoristica e macabra, dalle inquadrature che ricalcano quelle dei film horror degli anni 30 e 40, dall’uso di dettagliate scenografie gotiche, l’impiego di oggetti scenici e set originali del classico del 1931 - recuperati grazie al tecnico esperto degli effetti elettrici, Ken Strickfaden, che aveva curato anche gli effetti speciali per il Frankenstein di Whale e che lavorò anche a classici del grande schermo come Il Mago di Oz del 1939 e La maschera di Fu Manciu del 1932, nonché alla serie televisiva I Mostri del 1964.

Non da meno è la colonna sonora di John Morris, orchestrale e drammatica in perfetto stile anni 30 e che si destreggia magistralmente tra la parodia e l’omaggio sincero, arricchendo ulteriormente l’equilibrio del film. Dalle grandiose orchestrazioni che ricordano la Hollywood dell’epoca d’oro alle punteggiature comiche che sottolineano i momenti di assurdità, la musica di Morris completa perfettamente le immagini e le interpretazioni.

Cast

Oltre la risata
Frankenstein Junior non è solo un film comico: è un’opera che va oltre la semplice risata, una riflessione sulla scienza, sull’identità e sull’accettazione del diverso. Sotto la superficie esplora i temi dell’ambizione, dell’eredità e dell’identità, sbeffeggiando sottilmente l’arroganza intrinseca della ricerca scientifica e della vanità. Il film ci invita a mettere in discussione i nostri pregiudizi e le nostre paure, a guardare oltre le apparenze e a scoprire l’umanità che si cela dietro ogni volto, riuscendo nel non facile intento di mantenere un buon equilibrio tra messaggio e divertimento, offrendo un intrattenimento intelligente e divertente.

Un adattamento mostruoso”
Una nota a parte e un plauso va fatto per l’adattamento italiano a curia di Roberto de Leonardis e diretto da Mario Maldesi. Interpretato da grandi doppiatori e attori, è considerato uno dei capolavori assoluti del doppiaggio italiano. Questo adattamento è noto per aver arricchito il film originale con battute, espressioni e giochi di parole creati appositamente per il pubblico italiano, spesso assenti o diversi nella versione inglese.

Maldesi riuscì infatti a trasformare dialoghi già divertenti in momenti di comicità ancora più efficace, introducendo frasi memorabili che sono poi entrate nel linguaggio comune. Indimenticabile è lo scambio di battute sul carretto tra Igor e Frankestein che culmina con la battuta, in originale, «There. There wolf, there castle.» tradotta con l’indimenticabile «Là. Lupo ulu-là. Castello ulu-lì» al posto della più corretta ma non divertente «Li, li il lupo, li il castello.» (N.d.A. il lupo mannaro che si sente in sottofondo nella scena è Mel Brooks). O anche «Ma è un malocchio questo!» «E questo no?», al posto del più corretto «maledetti gli occhi tuoi!» «troppo tardi» dell’originale «Damn your eyes!» «Too late.» E non si può non citare il famoso «Si… può… fare!», dall’originale «it could work!» («potrebbe funzionare!»), perfetto anche per il labiale che sembra scaturire proprio da Gene Wilder, divenuto un vero tormentone che incarna lo spirito del film. Questo lavoro sul doppiaggio, attentissimo a mantenere l’equilibrio tra fedeltà al testo originale e libertà creativa, ha reso l’adattamento italiano di Frankenstein Junior un caso raro e riuscitissimo nella storia del cinema comico. Ancora oggi, infatti, molti spettatori italiani ricordano e citano le battute del film proprio nella loro versione doppiata, che si è radicata nella cultura popolare diventando un autentico classico della comicità italiana.

Di seguito la lista dei doppiatori

3.

PERSONAGGI

INTERPRETI

DOPPIATORI

DOTT. FREDRICK FRANKENSTEIN Gene Wilder ORESTE LIONELLO
LA CREATURA Peter Boyle MASSIMO FOSCHI
IGOR Marty Feldman GIANNI BONAGURA
ELIZABETH Madeline Kahn ANGIOLINA QUINTERNO
FRAU BLUCHER Cloris Leachman GIANNA PIAZ
INGA Teri Garr LIVIA GIAMPALMO
ISP. HANS W.F. KEMP Kenneth Mars MARIO MARANZANA
HERR FALKSTEIN Richard Haydn FAUSTO TOMMEI
DOTT. VICTOR FRANKENSTEIN (voce) Mel Brooks ROBERTO VILLA
SIG. HILLTOP Liam Dunn ROBERTO BERTEA
STUDENTE DI MEDICINA Danny Goldman RENATO CORTESI
EREMITA CIECO Gene Hackman SILVIO SPACCESI
CARCERIERE SADICO Oscar Beregi Jr. CARLO BACCARINI
PRIMO ANZIANO DEL VILLAGGIO Barry Kroeger  
SECONDO ANZIANO DEL VILLAGGIO Arthur Malet MARIO FELICIANI
ABITANTE DEL VILLAGGIO Rolfe Sedan ROBERTO BERTEA
ABITANTE DEL VILLAGGIO John Dennis ENZO LIBERTI
ABITANTE DEL VILLAGGIO Norbert Schiller RENATO CORTESI
ABITANTE DEL VILLAGGIO Michael Fox
(voce: Mel Brooks)
MARCELLO TURILLI
ABITANTE DEL VILLAGGIO Lou Cutell RENATO CORTESI
CAPOTRENO Rolfe Sedan SERGIO FIORENTINI

Anche la scelta del titolo italiano Frankenstein Junior, che può sembrare strana, visto che sostituisce un titolo inglese (Young Frankenstein) con un altro sempre in inglese, in realtà è dettata da una ragione precisa: l’accostamento comico tra il nome serio e drammatico Frankenstein e il termine ironico Junior crea subito un effetto divertente, così come l’originale risulta divertente per chi è di lingua inglese. Una traduzione italiana letterale, come Il giovane Frankenstein, avrebbe fatto invece fatto perdere questo umorismo immediato, rischiando altresì di essere confusa con uno dei tanti film seri correlati alla storia di Mary Shelley (La moglie di Frankestein, Il figlio di Frankenstein, ecc.).

Cloris Leachman - Frau Blücher

Un omaggio perfetto
Frankenstein Junior non è solo una delle migliori commedie mai realizzate, ma anche una delle parodie più raffinate della storia del cinema. La sua grande forza sta nel fatto che non ridicolizza il genere horror, ma lo celebra con un amore genuino e profondo. Visivamente, il film è un capolavoro di stile. La fotografia in bianco e nero, le scenografie gotiche e la colonna sonora orchestrale contribuiscono a creare un’atmosfera autentica, che rende ancora più esilaranti le battute e le situazioni assurde.
L’umorismo di Brooks, un marchio di fabbrica inconfondibile, è un mix esplosivo di battute fulminanti, satira e parodia. Il film è un susseguirsi di momenti esilaranti, scene iconiche e sequenze surreali. Brooks non teme di affrontare temi tabù e di sfidare le convenzioni, creando un umorismo che è al tempo stesso provocatorio e intelligente. Ogni battuta, ogni gag, ogni situazione è calibrata con precisione, dimostrando la maestria del regista nel manipolare il linguaggio e le immagini per creare un effetto comico dirompente.
L’influenza di Frankenstein Junior è incalcolabile. Considerato un punto di riferimento per le parodie cinematografiche, ha lasciato un segno indelebile nella cultura pop (ad esempio, la scena di Igor che, recatosi in stazione a ricevere Frederick gli dice «segua i miei passi», «walk this way» in originale, è stata d’ispirazione per l’omonima canzone degli Aerosmith, tratta dal loro terzo album in studio, Toys in the Attic

4), fungendo da ispirazione per generazioni di comici e registi. Solo un classico senza tempo può ottenere questi risultati. Molte delle sue battute sono entrate nel linguaggio comune e il film continua a essere amato e citato in numerose produzioni.

Frankenstein Junior
È più di una semplice parodia: è un’opera geniale che mescola comicità intelligente, citazioni colte e un grande rispetto per il cinema classico. Dimostra il potere della commedia di illuminare le zone più oscure dell’animo umano. Grazie alla straordinaria regia di Mel Brooks, alla brillante sceneggiatura scritta con Gene Wilder e a un cast in stato di grazia, a più di cinquant’anni dall’uscita, il film è ancora oggi una delle commedie più amate e apprezzate di tutti i tempi. La freschezza delle sue gag, la raffinata originalità della sua ironia e la perfezione estetica delle sue immagini non solo continuano a incantare gli spettatori di vecchia data, ma ne conquistano sempre di nuovi, dimostrando che l’autentica parodia, quella che nasce da una conoscenza profonda e da un genuino affetto per il materiale originale, è capace di attraversare le epoche senza perdere nulla della sua vitalità.
Frankenstein Junior è un classico senza tempo, capace di far ridere e commuovere, conservando intatta la sua magia visiva e narrativa nel corso degli anni, perpetuandosi nel tempo.

Un vero capolavoro.

IMMORTALE


Frankenstein Junior
(Young Frankenstein)

regia di
Mel Brooks

sceneggiatura di
Gene Wilder
Mel Brooks

basata su
Frankenstein o il
Moderno Prometeo

di
Mary Shelley

musiche
John Morris

con
Gene Wilder: Dr. Frederick Frankenstein
Peter Boyle: il Mostro
Marty Feldman: Igor
Cloris Leachman: Frau Blücher
Teri Garr: Inga
Madeline Kahn: Elizabeth
Richard Haydn: Herr Gerhardt Falkstein
Kenneth Mars: ispettore Hans Wilhelm Friederich Kemp
Richard Roth: aiutante dell’ispettore Kemp
Monte Landis e Rusty Blitz: becchini
Gene Hackman: Harold, l’eremita cieco
Mel Brooks: voce gatto colpito dalla freccetta e lupo mannaro,
voce originale Victor von Frankenstein

horror
commedia

20th Century-Fox

durata: 105 min

USA

15 dicembre 1974 (USA)
22 agosto 1975 (Italia)



  1. Da The Sunday Conversation: Mel Brooks on his Young Frankestein” musical di Irene Lacher, Los Angeles Times, 1° agosto 2010 (in inglese)↩︎

  2. Lo slapstick è un tipo di comicità basato su gag fisiche, esagerate e buffe, come cadute, scivoloni e colpi accidentali, usate per provocare risate immediate.↩︎

  3. Fonte: Il mondo dei doppiatori↩︎

  4. Fonte: The Wall Street Journal↩︎

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