Author: Anders Ge.
Un classico della fantascienza che anticipa tematiche e situazioni climatiche, da (ri)scoprire e (ri)guardare.
A causa di alcuni potentissimi test nucleari, eseguiti contemporaneamente da russi e americani, la rotazione della Terra ha subito uno spostamento dell’asse di 11 gradi, con conseguente ripercussione sul clima. Ma c’è di peggio: l’orbita terrestre è cambiata e ora il pianeta si dirige inesorabilmente verso il Sole. Le due nazioni cercano di porre rimedio alla catastrofica situazione, replicando le esplosioni, nella speranza di controbilanciare lo scostamento. Ma l’efficacia del rimedio è incerta. Peter Stenning, un tempo promettente giornalista del Daily Express, ora con problemi di alcool dovuti a un divorzio che gli ha scombinato la vita e gli impedisce di vedere suo figlio, vaga per le strade di una Londra deserta e devastata. Giunto in redazione, decide di scrivere il resoconto degli eventi iniziati tre mesi prima che hanno portato a quel momento. Intanto, per la nuova edizione del giornale, sono già pronte due diverse prima pagina: “World Saved” (Mondo salvato) una, “World Doomed” (Mondo condannato) l’altra.
Scritto da Val Guest e Wolf Mankowitz, …e la Terra prese fuoco (The Day the Earth Caugth Fire) è un film di fantascienza inglese del 1961, diretto dallo stesso Guest e basato su un suo script risalente al 1954. In quegli anni post seconda guerra mondiale, in piena guerra fredda, la paura della minaccia nucleare era tuttavia molto sentita. L’argomento è critico e nessuno è disposto a produrre il film. Nel 1959 Stanley Kramer dirige L’ultima spiaggia (On the Beach), tratto dall’omonimo romanzo del 1957 di Nevil Shute, con un cast di attori che comprendeva Gregory Peck, Anthony Perkins, Ava Gardner e * Fred Astaire. Il film, che si svolge nel 1964 (1963 nel romanzo), un anno dopo la terza guerra mondiale* combattuta con armi nucleari, vede le superpotenze coinvolte (ovvero l’emisfero settentrionale) annientate e il resto dell’umanità non coinvolta nel conflitto (l’emisfero meridionale più qualche sopravvissuto) in balia del fallout atomico, definitivamente e irrimediabilmente condannata dalle radiazioni nucleari. La pellicola fu un successo e questo diede la possibilità a Guest di realizzare, due anni dopo, il suo film.
Val Guest è un esperto regista in grado di lavorare molto bene in tempi ristretti e con budget ridotti all’osso (i suoi 17 film realizzati per la Hammer ne sono la testimonianza). …e la Terra prese fuoco non fa eccezione. Girato con mezzi ridotti all’osso, il regista inglese — che aveva già all’attivo due film di fantascienza di successo, L’astronave atomica del dottor Quatermass (The Quatermass Xperiment, 1955) e I vampiri dello spazio (Quatermass II, 1957), entrambi basati sulle omonime serie televisive della BBC Television del 1953 e 1955 — costruisce un film che non parla di quello che accadrà dopo la catastrofe e di come sarà la vita dei sopravvissuti, ma si concentra sulle cause che hanno portato il mondo sull’orlo del baratro, sfruttando la paura e la paranoia generata dagli armamenti nucleari. Alla fine della seconda guerra mondiale, le conseguenze del loro utilizzo e la loro portata distruttiva erano ben impresse nella mente (e nelle coscienze) delle persone.
Edward Judd (Peter Stenning) e Janet Munro (Jeannie Craig)
Guest e Mankowitz ci raccontano la storia tramite un lungo flashback che si svolge per lo più in interni e nella redazione giornalistica del Daily Express, un importante tabloid londinese fondato nel 1900, situato in Fleet Street, il quartiere dove in quegli anni trovavano sede tutti i più importanti giornali britannici. La scelta, dovuta principalmente al budget ridotto a disposizione, permette al regista inglese di concentrarsi maggiormente sul lato umano della vicenda e si rivela vincente, anche grazie ad una narrazione appassionante, dai ritmi scanditi da un conto alla rovescia mondiale, che porta alla salvezza o alla rovina dell’intero globo terrestre. Questa soluzione ha evitato al regista di dover girare scene di panico di massa troppo impegnative per il ridotto budget a disposizione, limitandosi all’utilizzo ben dosato di filmati d’archivio di vere catastrofi naturali, apportando un taglio quasi documentaristico alla pellicola. Le riprese in esterno si svolgono quasi sempre in una Londra per lo più desolata. Un’altra ottima trovata risiede nel fatto che l’energia atomica è vista sia come causa che come soluzione dei problemi: i test nucleari hanno mutato l’asse di rotazione della terra, gli stessi test, ripetuti e uguali, potrebbero (si spera) riassestarla.
Gli effetti speciali, pochi ma efficaci, sono invece affidati a Les Bowie, autore degli effetti di molti film della Hammer e di altre case cinematografiche, collaboratore anche del grande Ray Harryhausen. Su tutti spiccano le nebbie calde che avvolgono la città ed il Tamigi prosciugato, che ben rendono l’idea di un pianeta sottoposto ad un clima sempre più infuocato.
Per aumentare il realismo e la drammaticità della storia, Guest decide di eliminare quasi completamente la musica di sottofondo, che è ridotta al minimo (espediente che aveva già utilizzato nel buon film di guerra Nemici di Ieri (Yesterday’s Enemy, 1959) e di non utilizzare titoli di coda. Il film è in bianco e nero, fatta eccezione per le scene che si svolgono nel presente (inizio e fine), che hanno invece una colorazione arancione, a ricordare il bruciante calore che attanaglia il pianeta. L’idea è buona ma questa feature fu però rimossa da alcune copie del film, perché considerata un po’ datata.
Gran parte del film è girato all’interno degli uffici del Daily Express, la cui redazione è però ricostruita fedelmente negli Shepperton Studios — famosi studi cinematografici inglesi fondati nel 1931, a Shepperton, nel Surrey, che sono stati utilizzati per la realizzazione di molti celebri film, come Il terzo uomo, Blade Runner, Gandhi, The Elephant Man, Dr. Stranamore, Alien, 2001: odissea nello spazio, Lawrence d’Arabia, vari film del Marvel Cinematic Universe e tantissimi altri.
Ci viene così mostrata l’agitazione quasi schizofrenica che movimenta la vita di una redazione di un giornale, sempre alla ricerca dell’ultima notizia prima di andare in stampa e sempre pronta al cambiamento di programma dell’ultimo minuto. Guest introduce i personaggi e ce li racconta con dialoghi spesso divertenti e mai sopra le righe. Così facciamo la conoscenza del talentuoso ma tormentato Peter Stenning, interpretato dall’ottimo Edward Judd (il ruolo era stato pensato per Richard Burton, ma il cachet della star inglese sarebbe stato troppo elevato per la produzione del film), del suo amico e unico a credere ancora fortemente in lui, l’esperto giornalista di lungo corso Bill Maguire, il bravissimo Leo McKern (Thomas Cromwell di “Un uomo per tutte le stagioni”, del 1966) e della frizzante Jeannie Craig, interpretata dalla brava (e sfortunata) Janet Munro, reduce da un contratto di cinque film con la Disney. Da notare il cameo del giornalista Arthur Christiansen nella parte del direttore, ruolo che lo stesso ha ricoperto nel giornale dal 1933 al 1957.
Janet Munro (Jeannie Craig) e Leo McKern (Bill Maguire)
The Day the Earth Caugth Fire anticipa alcuni dei temi più sensibili degli ultimi anni. Infatti, anche se per motivi differenti (gli esperimenti nucleari), Val Guest e Wolf Mankowitz anticipano con largo margine le conseguenze dei cambiamenti climatici e le catastrofiche derive che questi comportano per il nostro pianeta e per i suoi abitanti. Prima di The Day After Tomorrow — L’alba del giorno dopo (2004) di Roland Emmerich, hanno immaginato un surriscaldamento dell’atmosfera, causa di immani e devastanti catastrofi che portano l’umanità sull’orlo dell’estinzione. La storia è piuttosto pessimistica e, per alleggerire un po’ l’atmosfera opprimente della pellicola, gli autori decidono di inserire la nascita di una storia d’amore tra i due protagonisti (Judd e Munro). Espediente che però non porta a molto e risulta più una distrazione fine a sé stessa, non molto logica nella catena degli eventi. Un piccolo neo che comunque non mina l’efficacia di un film che, nonostante i suoi sessanta e passa anni, mantiene ancora inalterata tutta la sua forza, che valse a Val Guest e Wolf Mankowitz il premio BAFTA 1962 per la migliore sceneggiatura cinematografica e l’essere considerato uno dei dieci migliori film apocalittici di fantascienza britannici dal British Film Institute (BFI).
Val Guest
…e la Terra prese fuoco è sicuramente un film di fantascienza efficace, che ancora adesso si può consigliare e guardare con interesse e passione. Un film che, seppure con qualche difetto, resta un piccolo classico del genere.
The Day the Earth Caugth Fire (1959) - …ela Terra prese fuoco (trailer italiano)
…e la Terra prese fuoco
(The Day the Earth Caught Fire)
regia: Val Guest
sceneggiatura: Val Guest,
Wolf Mankowitz
con: Edward Judd, Janet Munro,
Leo McKern,
Michael Goodliffe,
Bernard Braden, Reginald Beckwith
fantascienza
British Lion Film (UK)
Universal-International (USA)
durata: 98 min
United Kingdom
1961