Author: Anders Ge.
Una storia di fantascienza dietro alla quale si cela una critica lucida e cinica alla società del dopo guerra, che non risparmia niente e nessuno.
Premessa.
Le mosche (La guerre des mouches, 1938), oltre che sul presente “L’Occhio del Purgatorio” (Urania Collezione #105, ottobre 2011), è reperibile anche su “Incubi perfetti” (Urania #1510, maggio 2006), insieme ad un altro caposaldo dell’autore, “L’uomo elastico” (L’homme élastique, 1938).
De L’Occhio del Purgatorio (L’Œil du Purgatoire, 1945), il romanzo che da il titolo al presente volume di Urania, vi ho parlato invece in precedenza (qui la recensione).
Nel volume sono presenti anche tre saggi dedicati all’autore francese: Jacques Spitz, un profilo, di Gianfranco De Turris, Viaggio al termine del Purgatorio, di Giuseppe Lippi e Jacques Spitz nella narrativa francese, di Pierre Versins.
In Asia, nelle colonie francesi, le mosche diventano particolarmente aggressive nei confronti degli uomini, attaccandoli e trasmettendogli malattie. Le autorità francesi decidono quindi di inviare sul posto un gruppo di scenziati per studiare il fenomeno e capire cosa stia accadendo. Ma tutto è inutile e ben presto le colonie dovranno essere abbandonate.
Stessa sorte tocca all’India, dove a nulla possono gli sforzi degli esperti inglesi. Inesorabilmente le mosche si spostano verso le terre d’Europa e gli abitanti della terra dovranno trovare il modo per combattere e vincere la guerra contro gli agguerriti insetti.
Con il romanzo breve Le mosche, possiamo farci un’idea ben precisa del pensiero pessimistico che Spitz ha nei confronti del genere umano.
Pubblicato appena prima della Seconda guerra mondiale, l’autore non risparmia nessuno nella sua critica cinica alla società. Ci sono i francesi con le loro colonie e gli imperialisti britannici. I nazisti tedeschi, i fascisti italiani e la Russia comunista. Tutti che con i loro atteggiamenti superbi ed altezzosi, pensano di essere meglio degli altri e capaci, ognuno per proprio conto, di sconfiggere l’invasione degli intelligenti ditteri.
Ma tutti gli stratagemmi militari messi in atto non ottengono alcun successo, costringendo le nazioni a trovare nuovi metodi e nuove strategie per far fronte al potente ed immenso esercito delle mosche che puntualmente, però, neutralizzano con abili controffensive.
Le mosche è una riflessione sul fatto che l’umanità non sia altro che un piccolo momento, transitorio, nel percorso dell’esistenza e che qualsiasi altro abitante del mondo potrebbe rivelarsi essere la vera specie dominante, che ha raggiunto un grado di sviluppo più elevato e migliore perché evolutasi più lentamente.
Nonostante la drammaticità degli eventi descritti, saranno molti i momenti in cui vi ritroverete a sorridere, anche se con un filo d’amarezza di fondo. Infondo si tratta pur sempre di un romanzo di satira e, riflettendo a questo proposito, la scelta di questo specifico insetto come antagonisti degli uomini risulta ben più che casuale: d’altronde si sa intorno a cosa piace aggirarsi alle mosche.
Lo stile Jacques Spitz, distante da quello della maggior parte degli autori francesi, è sempre estremamente ironico e surreale. Un’ironia però pervasa di cinismo e pessimismo nei confronti dell’uomo, che non dà alla società alcuna possibilità di riscatto o redenzione.
Se con L’occhio del Purgatorio l’autore ci mostra la caducità e la natura effimera e falsa dell’essere umano e di ciò che lo circonda, con Le mosche ci troviamo di fronte ad una critica alla società ed alla sua presuntuosa ed erronea certezza di essere al di sopra di ogni cosa.
In entrambi i racconti Spitz ci mostra la sua vena pessimistica e sarcastica nei confronti di un’umanità della quale non fa mistero di non fidarsi poi molto.
Scritti con sapienza e moderni per l’epoca in cui furono pubblicati, i due romanzi sono consigliatissimi per la capacità dello scrittore di inserire, in una trama avvincente e surreale come pochi autori sanno fare, più livelli di interpretazione del contenuto. Ma anche per la loro brevità, che li rende una lettura veloce ed adatta a tutti, anche grazie allo stile snello di Spitz, scrittore che di diritto va annoverato tra i grandi autori della letteratura fantastica e di fantascienza.
L’Occhio del Purgatorio
(L’Œil du Purgatoire, 1945)
Jacques Spitz
Mondadori
Urania Collezione N.105
pag 294
10-2011
Incubi perfetti
Jacques Spitz
Mondadori
Urania N.1510
pag 266
05-2006